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Disortografia Evolutiva 2: descrizione di un caso clinico (trattamento con il Metodo VaDiSS: Fase 2)


[L'articolo descrive sinteticamente l'argomento per motivi di chiarezza espositiva. Per un approfondimento dei contenuti trattati e la relativa bibliografia si rimanda alla dispensa e ai video didattici del corso FAD 50 crediti ECM: Valutazione e trattamento dei Disturbi di Apprendimento (DSA)]



Michele (il nome è di fantasia per il rispetto della privacy) è un bambino che frequenta la 4a classe della scuola primaria di un istituto comprensivo di Sassari. Ha una diagnosi di DSA ed è seguito regolarmente da una logopedista. Viene sottoposto alle prove di dettato di parole (Prova 6) e di non-parole (Prova 7) della Batteria per la valutazione della Dislessia e della Disortografia Evolutiva (DDE-2) di Sartori, Job e Tressoldi, con una performance simile a quella di Stefano (vedi l'articolo Disortografia Evolutiva: descrizione di un caso clinico [intervento con il Metodo VaDiSS: Fase 1]): 21 errori nella prova 6 relativa al dettato di parole (44%) e 8 errori nella prova 7 relativa al dettato di non parole (33%), che denota una grave disortografia.


Il protocollo di trattamento del Metodo VaDiSS per la disortografia prevede due fasi:

  • Fase 1: si insegna al soggetto disortografico a recuperare la rappresentazione ortografica corretta della parola (immagine) presente nella sua memoria a lungo termine visiva, ma che non viene utilizzata per scrivere correttamente la parola;

  • Fase 2: si allena il soggetto disortografico a memorizzare velocemente e in modo definitivo la corretta rappresentazione ortografica della parola (immagine) non presente  nella sua memoria a lungo termine visiva, o presente in modo non sufficientemente familiare o in un forma visiva sbagliata.

In entrambe le fasi, si fa ricorso alla stimolazione sensoriale unilaterale oculare per l’attivazione della corteccia prefrontale controlaterale, dopo aver adeguatamente calibrato i segnali di accesso oculare del soggetto disortografico.


La Fase 1 del Metodo VaDiSS per il trattamento del disturbo di compitazione rappresenta un breve e semplice intervento, ma spesso già di per sé risolutivo, con il quale insegniamo al bambino disortografico a fare un uso consapevole della strategia impiegata da chi compita in modo corretto, attraverso un allenamento volontario e sistematico ad utilizzare l’accesso oculare visivo per recuperare l’immagine corretta delle parole.


La Fase 2 del Metodo può essere considerata il trattamento vero e proprio, di durata variabile, attraverso il quale, servendoci della stimolazione oculare unilaterale, installiamo la corretta rappresentazione ortografica delle parole che il soggetto continua a sbagliare anche dopo aver attuato la Fase 1 di richiamo diretto delle loro immagini dalla memoria a lungo termine presente nella regione occipitale dell'encefalo, la Visual Word Form Area (VWFA). In questo modo, si ottiene a livello di contenuto l’ampliamento del magazzino lessicale visivo: il bambino mette direttamente e rapidamente nella sua “stanza delle parole” un numero crescente di parole che non conosce, con cui ha poca familiarità o che comunque scrive in modo sbagliato; in termini di processo, e questo è ancora più significativo, viene costantemente sollecitata la strategia sensoriale corretta per la compitazione, favorendone l’automatizzazione.


Michele viene sottoposto alla Fase 1 del trattamento con il Metodo VaDiSS con le stesse modalità utilizzate nell'intervento attuato con Stefano e descritte nell'articolo indicato in precedenza, ma non utilizzando questa volta le prove 6 e 7 della batteria DDE-2, bensì il test DDO (Diagnosi dei Disturbi Ortografici in età evolutiva) di Angelelli e collaboratori (2008) che si presta sicuramente meglio alla Fase 2 del trattamento, avendo quasi il triplo di parole da scrivere (135 invece di 48) e quindi in proporzione un numero maggiore di parole scritte dall'alunno in modo errato da sottoporre al trattamento.


Michele è destrimane, e la calibrazione dei suoi accessi oculari evidenzia un’attivazione della corteccia prefrontale destra, coerente con la lateralizzazione manuale. Quindi, allo stesso modo di Stefano, la stimolazione oculare unilaterale viene attuata chiedendo al bambino, prima di scrivere le parole che gli vengono dettate, di osservare nella sua "lavagna mentale" la loro immagine alzando gli occhi in alto alla sua sinistra e mantenendoli in quella posizione per vedere chiaramente la corretta sequenza di lettere di cui sono composte.


Come per Stefano, anche per Michele la stimolazione oculare costante ottiene in modo adeguato l’attivazione della corteccia prefrontale dorsolaterale (DLPFC) per il recupero dalla VWFA delle immagini delle parole, permettendo di ottenere in una sola seduta un risultato eccezionale visti i presupposti di grave disturbo della compitazione evidenziati soltanto poche settimane prima: l’alunno, al test di dettato di parole e non parole DDO commette soltanto 15 errori su 135 stimoli, quasi tutti (14) tra l’altro appartenenti alla categoria delle parole ambigue (fonte di errore per quasi tutti gli alunni che vengono sottoposti al test). La sua performance rientra pienamente nella norma rispetto al gruppo di riferimento normativo del test (4a classe di scuola primaria).


Nella seduta successiva si passa alla Fase 2 del trattamento, utilizzando come stimoli proprio le parole che Michele ha sbagliato, che sono le seguenti:

  • febbre;

  • cuoio;

  • balia;

  • ascella;

  • equo;

  • igiene;

  • spettro;

  • scena;

  • fabbro;

  • tappo;

  • labbro;

  • usciere;

  • niente;

  • olio;

  • conoscenza.

Le parole vengono presentate al centro dello schermo del computer una alla volta, in corsivo e con carattere 96, avendo cura di verificare che i movimenti oculari per l’attivazione della corteccia prefrontale controlaterale siano effettuati correttamente da Michele. Prima di iniziare, spieghiamo all’alunno lo scopo del lavoro che faremo con lui. Di seguito trascriviamo integralmente l’inizio della seduta effettuata con Michele (nei Materiali Didattici Integrativi del Corso FAD "Valutazione e trattamento dei disturbi di apprendimento [DSA] il corsista può visionare la videoregistrazione integrale della seduta di trattamento).


[Terapista]: Il metodo che utilizzo, oltre alla fase di guardare in alto per vedere le paroline, ha anche la fase dove mettiamo nella “stanza delle parole” quelle giuste, così non ti sbaglierai più quando le scrivi. Perché può anche succedere che la parolina giusta non c’è nella mente, oppure è scritta nel modo sbagliato. Se io la guardo bene come nella prima fase, la osservo bene, ma per qualche motivo lassù la parola che ho memorizzato è sbagliata, se non la sostituisco con quella giusta la scriverò sempre sbagliata.

Quindi, Michele, vedi, io qui (nello schermo del pc) ti ho messo le paroline che quando avevi fatto il dettato, ed eri stato bravo perché avevi commesso pochi errori, non avevi scritto correttamente.

Ora, per fissare queste parole in modo che non le sbaglierai mai più, sai cosa facciamo? Facciamo quella che si chiama "istallazione", cioè la memorizzazione visiva di queste paroline, d’accordo?

Vedi, qui abbiamo la parola… (Michele pronuncia: “Febbre”) febbre. Ora ti chiedo di fare un bel respiro, in modo che ti rilassi, e ti senti tranquillo, rilassato, così fissiamo anche questa sensazione positiva per associarla alla parola corretta.

Fai un bel respiro e osserva la parola… Osservala… Vedi?... febbre, si scrive in questo modo… c’è la “effe”, c’è la “e”, c’è la “bi”, c’è un’altra “bi”, c’è una “erre” e c’è una “e”. Ti pronuncio proprio le lettere che ci sono perché voglio che in questa fase ti memorizzi visivamente le lettere che ci sono, quindi ci sono due “bi”, una “effe”, una “erre” e due “e”. Ora fai questo lavoro Michele… (il bambino comincia in modo spontaneo a osservare la parola e ad alzare gli occhi in alto alla sua sinistra) Bravo, a mano a mano che la vedi, trasferiscila in alto alla tua sinistra. Osservala, e poi mandala con gli occhi in alto alla tua sinistra, lassù […] fino a che lassù la vedi come è sullo schermo, con due “bi”… Osservala… Mandala lassù (Michele osserva lo schermo davanti a sé e poi alza gli occhi in alto alla sua sinistra per alcune volte).

Fallo fino a che riesci a vedere un’immagine chiara della parola lassù, nella tua mente… Quando ce l’hai me lo dici… Ok?... (Michele fa cenni di assenso con la testa). Ce l’hai? Sicuro? Allora facciamo così, io ora tolgo… (il terapista toglie il pc dalla vista dell’alunno) e ti chiedo di farmi lo "spelling", che in italiano si chiama compitazione […] Osserva lassù, che lettere ci sono nella parola “febbre”? (Nicola compita correttamente la parola). Bravissimo! […]

Ora vediamo se veramente l’hai fissata bene… Facciamo quest’altro giochino: ti chiedo, ora, di guardare lassù la parolina “febbre” che hai mandato lassù, voglio che mi fai la compitazione delle lettere, partendo però dalla fine. Non devi dirti la parola, devi solo osservare e dirmi cosa c’è dalla fine.

Michele, tenendo per diversi secondi gli occhi in alto alla sua sinistra, compita ad alta voce correttamente al contrario: “e”, “r”, “b”, “b”, “e”, “f”. [Terapista]: Bravissimo! Dammi un cinque! (Il bambino sorride soddisfatto). Ora questa parola non la dimenticherai più, quando la dovrai scrivere basterà guardare lassù. Ora passiamo alla prossima.” Il procedimento si ripete in modo simile per tutte le parole del test DDO sbagliate da Michele, che compita ad alta voce senza errori ed effettuando correttamente anche lo spelling al contrario. Alla fine l’alunno di 4a primaria, gravemente disortografico da diversi anni fino a pochi giorni prima, è in grado di compitare correttamente ad alta voce al contrario anche la lunga e complessa parola “conoscenza” ("a", "z", "n", "e", "c", "s", "o", "n", "o", "c"), compito arduo anche per un adulto con ottime competenze ortografiche!

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